Messi comunali, il numero dipende dalla posta da consegnare

Qual è il numero giusto di messi comunali per un Comune?

Dipende dal numero di raccomandate da notificare, o di semplice corrispondenza ordinaria da spedire in un anno. Perché sia equo il rapporto tra addetti e numero di invii stimati, vanno rispettate le seguenti proporzioni: 
a)      un addetto ogni 120.000 pezzi di corrispondenza ordinaria da spedire nell’arco dell’anno;
b)      un addetto ogni 30.000 pezzi di raccomandata da spedire nell’arco di un anno;
c)      un addetto ogni 17.143 pezzi di notifiche eseguite a mezzo di messo comunale, da spedire nell’arco di un anno.
E’ quanto ha precisato Anac rispondendo a un grosso Comune capoluogo della Puglia, che aveva posto il quesito.

Prendendo atto dell’esito infruttuoso del ricorso al servizio postale manifestato dal Comune, l’Autorità ha fornito indicazioni valide anche per i servizi di notificazione di atti giudiziari e di ogni altro servizio postale gestito in proprio. Anac specifica inoltre che, nel caso il Comune o l’ente pubblico in questione decida di affidare ad un soggetto terzo di servizi postali la consegna delle raccomandate, tali appalti sono aggiudicati esclusivamente sulla base del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa individuata sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo.

“Si tratta – scrive l’Autorità – di servizi in cui l’attività principale è rappresentata dalla distribuzione, il cui costo è composto, in misura assolutamente prevalente, dal costo sostenuto per il personale”. Intervenendo nello specifico del caso sollevato, Anac aggiunge: “Appare pertanto singolare che, nel caso di specie, il costo della manodopera non raggiunga il 50% del valore del contratto”.